C'è del vero nel ritornello sul declino della civiltà occidentale; destino di cui siamo tutti complici, testimoni e vittime almeno dall'inizio del secolo XXI. Sarebbe quindi forse contraddittorio se oggi l'Italia esprimesse ancora una fantascienza ancorata alle grandi sage umane, proiettate nello spazio cosmico: ottimistiche ancorchè siderali, cupe e oscure. Una serie di grandiose narrazioni, espresse dal Secolo XX, almeno nelle sue fasi più propulsive.
Oggi sarebbe francamente fuori luogo un tale entusiasmo; un po' come già lo fu per la fantascienza degli anni Ottanta, quella che col Cyberpunk espresse il carattere contrito della narrativa d'anticipazione, necessario per attenuare lo stolto ottimismo per le sorti progressive del futuro. In modo simile, sembra oggi giunto il momento per una “fantascienza del quotidiano”, con le sue atmosfere a noi più vicine. Auspicabilmente non distopica. Questa è almeno l'opinione dei due autori, un umano (Cobol) e un robot (Emiglino), che firmano i dicinannove racconti d'anticipazione intitolati Anticaja Canaglia,editi dall'editore Edizioni Progetto Cultura.
Nel nostro presente, quindi, non è più l'incertezza sulle interminabili distese spaziali e temporali a produrre la tensione col futuribile, ma la scoperta della difformità di certi aspetti del tran tran quotidiano, quando essi smettono di collimare con aspettative ben collaudate e routinarie. In altre parole, quando l'usuale si tramuta in irriconoscibile, alieno. Sebbene questa esperienza possa evocare l'orrore, nella fantascienza di cui stiamo parlando il sentimento che accompagna tale trasformazione deve rimanere circoscritto al perturbante per funzionare come orizzonte di possibili esplorazioni.
Ecco allora una fantascienza che si popola di operatori della nettezza urbana, mercatini delle cianfrusaglie, etnie Rom, goffi giocattoli elettromeccanici, cosmodromi in disuso, trabiccoli, ragazzini che - per mezzo delle giostre dei parchetti cittadini - apprendono come diventare cosmonauti, distributori robotici di merendine, pistole laser giocattolo. Storie di elettrodomestici e di oggetti d'uso quotidiano astuti e infingardi, dotati di ambigue funzioni d'uso, che traggono in inganno gli sventurati fruitori. Narrazioni affollate di oggetti desueti, a volte anacronistici (spesso anticaje - le anticaglie - come le definirebbero nella città di Roma), in cui la quotidinità diviene un incerto percorso cosparso di insidiosi pericoli: veri e propri pozzi gravitazionali che inghiottono i protagonisti. Canaglia!
A partire da contesti e tempi estremamente ravvicinati possono svilupparsi, quindi, domande e prospettive d'ampiezza cosmica, il cui dipanarsi necessita di viaggiare oltre lo spazio planetario e il tempo presente. In fondo, parrebbe che gli autori ci dicano, il passo che ci conduce dallo spazio della vita quotidiana a, per fare degli esempi, una vecchia soffitta, un luogo da tempo abbandonato, un mercato di oggetti vecchi, retrivi, in decomposizione, un lunapark, non è poi molto dissimile al grande passo compiuto dell'umanità solcando il suolo di un pianeta o di una luna alieni.
Fantascienza al passo coi tempi, allora, testimoniata a partire dalla stessa natura dei due autori: Cobol Pongide (un umano, musicista, che per mestiere ripara biciclette) ed Emiglino Cicala (un robot giocattolo antropomorfo, in passato cantante e frontman – o sarebbe meglio dire frontbot – di una band musicale).
Completa la raccolta dei diciannove racconti l'introduzione del noto calcolatore elettronico Hal9000 che molti di voi ricorderanno come colui che nell'anno 2001 s'incaricò di risolvere i problemi causati da umani sull'astronave Discovery, in missione verso Giove.
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